Come collaboriamo con i professionisti
Alcolisti anonimi nel suo rivolgersi all’esterno, ha come costante riferimento il territorio nel quale operano i gruppi Alcolisti anonimi. Di conseguenza il rapporto con i medici di famiglia, con i centri di alcologia, con le strutture ospedaliere e con gli operatori del sociale sta divenendo sempre più un canale privilegiato di collaborazione.
Non vogliamo certo sostenere che Alcolisti Anonimi funzioni sempre e per tutti; nonostante la nostra buona volontà e il nostro amore molti che si rivolgono a noi purtroppo non rimangono, altri hanno la necessità di essere prima disintossicati in qualche centro, altri ancora hanno bisogno di ricevere contemporaneamente un’assistenza specializzata di tipo diverso.
Ciononostante, in moltissimi casi Alcolisti Anonimi costituisce una soluzione concreta per i diretti interessati, e può pertanto rivelarsi una risorsa utile a tutti coloro che, per professione o volontariato, sono chiamati a occuparsi di alcolismo. Una risorsa collaudata da una vastissima esperienza.
Ma, nel concreto, in che modo l’esperienza di Alcolisti Anonimi può risultare utile? Innanzitutto è fuori di dubbio, e noi alcolisti possiamo ben testimoniarlo avendone avuta diretta esperienza, che una delle maggiori difficoltà che solitamente si incontra quando si ha a che fare con uno di noi è quella della negazione del problema, talvolta ostinata anche di fronte all’evidenza più assoluta: tale atteggiamento rende difficile una comunicazione corretta, quando non la preclude del tutto, pregiudicando così qualsiasi tipo di intervento.
La partecipazione a un gruppo A.A. può aiutare a superare questo ostacolo: quando un alcolista si trova in mezzo ad altri come lui, che attraverso le loro testimonianze gli mostrano la realtà dal suo stesso punto di vista, subisce quasi sempre un processo di identificazione che lo porta a incrinare quel muro di isolamento e di diffidenza che si è creato intorno, a dubitare di avere anch’egli seri problemi con l’alcol e, infine, ad accettare l’idea di farsi aiutare.
In secondo luogo, come molti medici e psicologi sanno bene, il vero scoglio dell’alcolismo non è tanto quello di portare il soggetto a interrompere l’assunzione di alcolici, anche se spesso è impresa assai ardua se non si dispone di un luogo protetto (dalle “tentazioni”) e della sua collaborazione; la difficoltà maggiore è quella di scongiurare le “ricadute”, che d’un colpo possono vanificare il lavoro fatto con effetti frustranti per tutti.
Ci siamo da tempo convinti, spesso a nostre spese, che un alcolista che ha smesso di bere non riuscirà a rimanere a lungo sobrio con le sue sole forze: dopo un periodo più o meno lungo la motivazione che lo ha portato a smettere si indebolisce, subentra l’illusione di poter tornare a gestire il proprio bere e si ritrova al punto di partenza, se non peggio.
Il passaggio da una precaria astinenza a una stabile sobrietà avviene solo se si accompagna alla rottura di vecchi schemi comportamentali talvolta molto consolidati e a un radicale cambiamento interiore.
Ovviamente è difficile che ciò possa avvenire in tempi brevi e senza aiuto; presuppone invece un intervento costante, un impegno personale convinto, una motivazione alimentata permanentemente e un sostegno esterno efficace e continuo.
E’ soprattutto in questa fase che un gruppo A.A. può risultare uno strumento prezioso: partecipare regolarmente alle riunioni praticando il Programma dei Dodici Passi consente all’alcolista di rafforzare costantemente la sua sobrietà e di trovare valori e stimoli positivi da sostituire agli antichi.
Tutto ciò senza nulla sottrarre al lavoro del professionista; è solo un contributo, talvolta non di poco conto e per di più a costo zero. Non abbiamo certo la pretesa di sostituirci al medico o allo psicologo; capita anzi sempre più spesso che i nostri gruppi, consapevoli che l’unico scopo di A.A. è quello di aiutare l’alcolista ancora malato a mantenersi sobrio, suggeriscano a propri membri il ricovero presso le strutture pubbliche o di rivolgersi a studi professionali per tutti gli altri problemi di pertinenza, appunto, medica, psicologica o altro.
Infine, come possono attestare i numerosi professionisti cui da tempo ci lega stima e amicizia, collaborare con Alcolisti Anonimi significa collaborare con una realtà costantemente aggiornata sul fenomeno dell’alcolismo: i nostri gruppi, fortemente radicati sul territorio e presenti in tutte le regioni, sono in grado di recepire in tempo reale le trasformazioni che si verificano al loro interno. Intendiamo riferirci, ad esempio, all’abbassamento dell’età di coloro che entrano nell’area dell’alcolismo, al consistente aumento della presenza delle donne, alla sempre più stretta alleanza – prevalentemente riferita ai giovani – tra alcolismo e altre dipendenze, all’ingresso di un sempre maggior numero di immigrati e di persone appartenenti alle altre categorie del disagio e dell’emarginazione, oltre al permanere di un numero molto elevato di alcolisti “tradizionali” trasversale a tutte le fasce di età, sociali ed economiche.
Da parte nostra ci andiamo adeguando in modo quasi automatico all’emergere di queste nuove realtà col mutare della composizione stessa dei nostri gruppi, mentre proseguiamo nello sforzo di apertura verso l’esterno, per rispondere così anche alle istanze che provengono dal mondo sanitario e dal sociale.
Concludendo, ci sembra di poter affermare che, nel sistema che si va delineando in Italia per fronteggiare l’alcolismo, Alcolisti Anonimi abbia una collocazione e un ruolo ben definito.
Siamo determinati a fare la nostra parte per stringere il cerchio d’aiuto intorno ai nostri numerosissimi fratelli che ancora soffrono, come noi abbiamo sofferto prima di incontrare Alcolisti Anonimi.